E’ necessario partire da queste basi per mettere nelle condizioni i giovani di avvicinarsi ed appassionarsi al ciclismo.
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Diritto di divertirsi e di giocare: i
giovani che praticano una attività sportiva dove si gioca e ci si diverte difficilmente l’abbandonano; quindi come adulti abbiamo il
dovere di proporre una attività consona all’età dei giovani che non punti alla prestazione ma all'avviamento alla pratica sportiva.
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Diritto di fare sport e beneficiare di un ambiente sano: i giovani tendono ad imitare il comportamento
degli adulti, quindi è fondamentale che gli adulti siano un esempio per i giovani, attraverso comportamenti coerenti con i più alti principi dello sport (fair play, rispetto delle regole
ecc..).
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Diritto di essere trattato con dignità: è indispensabile utilizzare mezzi e metodi di
comunicazione che non siano punitivi o frustranti, questo vale per i tecnici ma anche per i genitori.
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Diritto di essere allenato e circondato da persone competenti: i Tecnici Istruttori dei giovani devono avere molte competenze, certamente più
dei tecnici che trattano con atleti adulti; quindi la formazione e l’aggiornamento rappresentano non solo un diritto ma un dovere del tecnico giovanile.
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Diritto di seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: è compito del Tecnico quello di proporre allenamenti commisurati con l’età e con il livello psico-fisico del giovane.
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Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le sue stesse possibilità di successo: l’organizzazione delle attività per i giovani deve essere tale da garantire che ci sia un confronto tra giovani dello stesso livello, non solo
prestativo, ma soprattutto di competenze tecniche.
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Diritto di partecipare a competizioni adeguate alla sua età: questo principio in qualche modo si aggancia al precedente e si amplia considerando anche gli aspetti normativi che regolano l’attività
giovanile (tipologia, chilometraggio e tempo di attività).
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Diritto di praticare il proprio sport nella massima sicurezza: questo principio nel nostro sport è inderogabile; quindi è fondamentale che gli organizzatori attuino tutte le procedure di sicurezza dettate
dalle normative e dal buon senso.
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Diritto di avere tempi di riposo: lo sport a
livello giovanile deve essere considerato come una piacevole parentesi tra gli impegni scolastici e familiari; quindi anche il carico di allenamento proposto dal tecnico deve considerare a
questo, tutti gli altri impegni del giovane.
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Diritto di non essere un campione: un grave errore
è quello di pensare che i risultati ottenuti a livello giovanile siano il presupposto per diventare un campione. Prima di arrivare all’età adulta un atleta percorre tappe di crescita che
possono modificare radicalmente il proprio livello prestativo. Quindi chi opera con i giovani non deve infondere false aspettative e soprattutto non deve
trattare i proprio atleti già come “Campioni”.